Back to the scene

Ciao a tutti e buon Natale. Essì, effettivamente mi trovo a scrivere di nuovo proprio la sera del 25, dopo una robusta mangiata con alcuni amici (non più di sei, eh!).

E’ molto che non scrivo, ma sinceramente è stato un anno difficile, per tutti. Avevo pensato di raccontare qualcosa di Valencia durante la pandemia, ma sinceramente non avevo proprio voglia di affrontare l’argomento.

E perché adesso, allora? Boh, sarà che la mangiata natalizia mi ha ispirato, ma ho deciso di ritornare ad occuparmi del blog e di questa città che non smetto mai di amare.

E allora, volete sapere com’è Valencia quest’anno? Strana e diversa, ma sapete una cosa? Pensavo peggio.

Immaginatevi una città turistica, perennemente attraversata da frotte di olandesi in bicicletta, da studenti americani in viaggio studio, da italiani divertiti e un po’ casinari, da mandrie di turisti appena sbarcati dall’ennesima crociera che in due ore pretendono di visitare Valencia e di comprenderne l’essenza… insomma, un po’ di umanità varia.

Ecco, adesso togliete tutto questo, togliete tutto il sottobosco di rent a bike, di ristoranti con paella e sangria a 9,90, di ristoranti sempre pieni che… teneis reserva? (cioè, avete prenotato? sì, perché qui se non hai prenotato un tavolo te lo scordi!)

Cosa rimane? Beh, rimane Valencia e i valenciani, quelli doc e quelli “adottati” (come il sottoscritto) che si ritrovano come risvegliati da un lungo sonno che si guardano intorno meravigliati. Incredibile come la città sia (più) vuota, ma (più) gradevole, come moltissimi (orribili) posti che vivevano di malcapitati turisti abbiano (finalmente) chiuso, potandosi dietro purtroppo anche alcuni posti storici.

Valencia è sempre qui, tenta di ritrovare un nuovo ritmo, un nuovo passo, un nuovo perché. Sempre qui e sempre bellissima. Buon Natale a tutti.